Yemeniti che presentano i documenti per ricevere le razioni alimentari che vengono fornite dalla caritas locale a Sana, la capitale. Hani Mohammed/Associated Press

Yemen: la guerra che i mass media non possono raccontare

Mercoledì 19 luglio 2017, il portavoce delle Nazioni Unite, Farhan Haq, ha espresso in una nota le sue preoccupazioni circa la situazione in Yemen visto il bombardamento che ha visto la morte di 20 civili che stavano tentando la fuga, oltre ad aver criticato aspramente le restrizioni in atto che ostruiscono i giornalisti di raggiungere il Paese. Il bombardamento è avvenuto nella giornata di martedì nella provincia sud occidentale di Taiz, mentre il numero esatto delle vittime è stato certificato alcune ore dopo.

L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha subito affermato che la maggior parte delle persone rimaste vittime provenivano da famiglie che a loro volta avevano abbandonato le loro case tentando la fuga per mettersi in salvo. Almeno due milioni di yemeniti hanno evacuato le aree sotto attacco come Taiz, la regione da cui almeno il 27% dei profughi proviene. Un’altra agenzia ha dichiarato in merito alla situazione che l’ultimo incidente di martedì scorso evidenzia ulteriormente i pericoli che i civili yemeniti sono costretti ad affrontare, in particolare coloro che tentano la fuga per scappare dalla violenza vengono perseguitati e torturati.

Da circa due anni l’Arabia Saudita con il sostegno dei suoi alleati combattono contro l’Houthis, un gruppo yemenita sostenuto dall’Iran, che sta letteralmente sfrattando il governo saudita grazie al supporto delle forze che provengono dalla capitale Sana, imponendosi così al controllo della maggior parte dei territori dello Yemen, considerato il Paese più povero del Medio Oriente. L’attuale conflitto in Yemen ha causato la morte di più di 10.000 persone creando così un disastro umanitario urgente, inoltre, a causa della carestia, si sta diffondendo endemicamente il colera, che ha già sterminato più di 300.000 individui. La coalizione saudita è molto criticata dai gruppi che prestano soccorso alle vittime, i quali tentano una via di dialogo al fine di mettere al riparo da questo conflitto almeno i civili. A loro volta i sauditi rispondono che stanno cercando di evitare di bombardare sui civili ma che talvolta fanno degli errori le cui conseguenze collaterali sono la morte di centinaia di persone.

Mentre il conflitto interno allo Yemen si fa sempre più vivo, l’Onu e altre organizzazioni impegnate ad aiutare i civili yemeniti criticano i blocchi che i sauditi hanno collocato ai trasporti e all’aviazione impossibilitando così i carichi degli aiuti ad entrare, oltre al blocco messo in atto ai giornalisti che non possono presenziare per fare le loro cronistoria su ciò che sta avvenendo in questa parte del mondo, come è accaduto a Gibuti dove tre giornalisti della BBC sono stati arrestati mentre invece i carichi destinati a Sana sono stati declinati. Farhan Haq, scrive che ciò che sta accadendo in Yemen merita urgente attenzione da parte di tutti i media e si auspica che si creino le condizioni per sedersi ad un tavolo e dialogare sulle condizioni e sulla possibilità che gli aiuti aerei non vengano più bloccati, così come l’accesso per i giornalisti nel territorio.

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