Gianluca Maria Tavarelli, classe 1964, è uno sceneggiatore, un regista cinematografico e televisivo torinese. Tavarelli esordisce al cinema nel 1994 con il film “Portami Via”. Nel 2000 con una piccola produzione realizza il suo secondo film “Qui non è il paradiso” e tre anni dopo si impone al pubblico e alla critica con “Liberi” film in cui esordisce un giovanissimo Elio Germano. Nel 2006 dirige “Non prendere impegni stasera” con cui ha vinto il premio Wella al festival di Venezia. Dopo un lungo tempo torna al cinema nel 2014 scrivendo e dirigendo “Una storia sbagliata” interpretato da Isabella Ragonese, Mehdi Dehbi e Francesco Scianna. Il film prende il nome dall’ultimo singolo ufficiale di Fabrizio De André, pubblicato nel 1980. Il cinema di Tavarelli è sociale, intimista e speciale. In un’intervista al giornale Internazionale disse che per lui “è fondamentale andare nei posti e guardare le cose e le persone, per poi poterle raccontare in un film”. Tavarelli è anche un regista che si presta alla televisione dirigendo miniserie come Paolo Borsellino, Maria Montessori – Una vita per i bambini e Aldo Moro – Il presidente.
Nel 2012 la Rai realizza il prequel de “Il Commissario Montalbano” interpretato da Luca Zingaretti. La fiction, tratta da alcune raccolte della serie letteraria di Montalbano e firmata Andrea Camilleri e Francesco Bruni, narra di un Salvo Montalbano in giovane età. Il 14 settembre alle ore 21:10 “Il Giovane Montalbano”, interpretato da Michele Riondino, ritorna con la seconda serie su Rai Uno.
Gianluca presentati in breve al pubblico.
Gianluca Maria Tavarelli è un giovane regista, perché fortunatamente nel campo della regia si è sempre giovani, che si è diviso tra un cinema un po’ d’essay e la televisione. Come regista mi sento in un certo senso young perché mi sono fatto da solo. Io vengo da Torino, il mio papà lavorava in banca e mia madre faceva la casalinga. Iniziai la mia carriera negli anni ottanta e a Torino non c’era niente almeno dal punto di vista cinematografico. Insomma iniziai proprio con il famoso Super8, con il fai da te a casa senza aver frequentato scuole ma con una grande voglia di fare.
Oggi si ha l’impressione che i giovani non conoscano la parola “sacrificio” inteso proprio come sacer facere ossia rendere sacro oppure profanamente come rinuncia a qualcosa in vista di un fine.
Io ho fatto per anni la spola Torino Roma. Ricordo lucidamente in quegli anni quando prendevo due volte alla settimana il treno di seconda classe che partiva alle 7.50 e arrivava a Roma alle 4 del pomeriggio. Io vivevo con i miei allora e non mi potevo permettere di trasferirmi nella capitale per cui ero spesso ospite da un amico. In quei tempi c’era Leo Benvenuti, un grande sceneggiatore del cinema italiano che ha firmato film come “C’era una volta in America” con Piero di Bernardi e collaborato con Sergio Leone, Vittorio De Sica, Mario Monicelli, Pietro Germi, Mauro Bolognini, Nanni Loy, Carlo Verdone e molti altri registi italiani del XX secolo, il quale ogni settimana riuniva un gruppetto di giovani all’Anac in cui raccontava aneddoti e leggeva i nostri progetti. Ecco ho cominciato con lui e poi grazie a degli amici a Roma ho incontrato Gianluca Arcopinto, un produttore che mi produsse un cortometraggio e successivamente anche il mio primo lungometraggio. Insomma è stato tutto un susseguirsi di incontri ma soprattutto grandissima voglia di mettersi in gioco e il passaggio a Roma è stato quello che mi ha permesso negli anni ovviamente, considerando che il tempo in questo mestiere è relativo, di esordire al cinema con lungometraggi e di impormi all’interesse del pubblico e critica.
Infatti, parlando di pubblico e critica, nel 2003 tu realizzasti il film “Liberi” ambientato in Abruzzo tra Montesilvano e Pescara e in qualche maniera hai scoperto Elio Germano.
Effettivamente prima di “Liberi” Elio aveva fatto qualche piccolo ruolo e posso dire che è stato proprio questo film, il suo primo lungometraggio, a lanciarlo anche se devo dire che già da allora si intuiva la potenza interpretativa di Germano.
Tra l’altro lo scegliesti anche nella miniserie “Paolo Borsellino” in cui interpretava il figlio.
Si esatto. L’anno dopo interpretò Manfredi nella miniserie per Mediaset. Elio è una persona serissima, un talento straordinario con una grandissima coerenza sia nella scelta dei ruoli al cinema che televisione.
Un cavallo di razza.
Si assolutamente. Era ed è un vincente ma anche per lui è stato un tragitto tutto in salita che lui ha percorso con grande pazienza e intelligenza. In fondo questo è un mestiere in cui nessuno ti regala nulla.
Poi, nel 2007, è arrivata la miniserie, sempre per Mediaset, Maria Montessori – una vita per i bambini, interpretato da Paola Cortellesi, che ti ha permesso di farti conoscere al grande pubblico.
In quel tempo facevo quasi sempre cinema e avevo deciso di dirigere per la televisione solo biografie. Feci quindi Paolo Borsellino, Maria Montessori e subito dopo Aldo Moro. Insomma ho sempre optato per scelte serie, rigorose e che fossero un servizio al pubblico e non lavoretti fatti come si suol dire con la mano sinistra (ride). Poi nel 2012 è stato il turno di Il Giovane Montalbano.
Prima di arrivare a Il Giovane Montalbano parliamo appunto dei giovani. Tu sei un regista che si distingue per la sensibilità a tratti molto femminile e per aver toccato temi delicati come il divorzio, la separazione, la precarietà dei valori ecc. Cosa pensi dei giovani di oggi?
Sai mi è difficile stabilire delle categorie. Credo che i giovani si assomiglino in tutti i tempi. Certo che con il cambiare del periodo storico uno si adatta, ad esempio negli anni settanta c’era una iper-politicizzazione e i giovani ci si identificavano uniformandosi mentre oggi i ragazzi sembra abbiano un cervello super velocizzato e sanno tutto del mondo della tecnologia, dei geni dell’era digitale, quando io alla loro età giocavo semplicemente con i soldatini. Le generazioni dei giovani si adattano nel bene e nel male a quello che è la stagione storica. Ognuno singolarmente fa le sue scelte e corre il suo tempo per cui non è una questione di categoria. Invece trovo che oggi cinematograficamente i giovani abbiano delle armi in più. Con pochi soldi puoi costruirti Cinecittà homemade, puoi comprarti delle ottime macchine da presa, farti la color correction a casa ecc. La tecnologia ha reso più democratica la possibilità di fare film mentre una volta il cinema era per le elite.
Questo è vero ma oggi il problema non è la produzione ma la distribuzione.
Questo purtroppo è l’anello debole. È sempre più difficile entrare nelle sale e avere la possibilità di avere una buona distribuzione che faccia conoscere il tuo progetto ma io continuo a credere che le cose vadano fatte senza preoccuparsi troppo di dinamiche come per esempio la distribuzione, questo non può essere un deterrente, un freno oppure un motore che ti spinge verso progetti più fruibili alla massa.
Cosa pensi di questa polemica da parte degli attori giovani e non che accusano i registi di scegliere sempre gli stessi personaggi piuttosto di utilizzare per i provini director casting talvolta incapaci e spesso non del tutto imparziali.
Questo purtroppo credo sia vero. Il cinema e la televisione italiana va un po’ a mode, voglio dire che non spesso molti si pongono il problema se quell’attore sia più o meno bravo per quel ruolo piuttosto si punta sul fatto che se uno ha guadagnato la copertina di Vanity Fair allora comincia ad essere richiesto poiché si pensa possa portare pubblico in sala o in televisione. Ma questo può essere pericoloso perché si sa che le mode vanno e vengono e se oggi sei fruibile magari domani potresti non esserlo più per cui cadere nel dimenticatoio.
Usi direttori casting per i tuoi film?
No. I casting li faccio personalmente con la mia aiuto regista Barbara Daniele e trovo importante far lavorare i giovani. Infatti in Il Giovane Montalbano sono quasi tutti volti sconosciuti al grande pubblico.
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Parlando di grandi nomi che portano spettatori, a te è toccata la sorte di portare sul piccolo schermo Il Giovane Montalbano. Una scelta azzardata per i dirigenti Rai ma anche per te che hai accettato la fatica e la sfida considerando la grandissima popolarità di cui gode Zingaretti. In questa versione vediamo i panni di un giovane Salvo interpretato da un bravissimo Michele Riondino che tra l’altro è un attore che si sta facendo largo nel cuore del pubblico italiano.
Da quando mi proposero il progetto accordammo tutti che non era possibile e tanto meno funzionale riportare lo stesso Montalbano di Zingaretti che tra l’altro non ha bisogno di remake considerando il successo della serie. Qui abbiamo optato per un Montalbano più vicino ai romanzi di Camilleri e al modo in cui lo racconta. I romanzi di Camilleri sono molto corali e noi abbiamo volutamente deciso di lasciare questa coralità ma soprattutto allineare fisicamente tutti i personaggi sullo stesso piano rispetto alla narrazione. Poi come il titolo stesso dice in questa serie gli attori sono tutti giovani da Michele Riondino ad Alessio Vassallo e a Beniamino Marcone insomma un cast di trentenni e questo io l’ho trovato molto bello e stimolante, e considerando il fatto che mettere degli sconosciuti trentenni, a parte Riondino, in un progetto così importante da prima serata dimostra che forse non c’è bisogno di ricorrere agli stessi personaggi “noti e da copertina” per garantirsi il pubblico.
Si può notare che tu sei un vero talent scout per gli attori. Vincesti la sfida su Elio Germano e ora su Michele Riondino.
(Ride) Credo che dovrebbe essere la priorità di chiunque scommettere sui giovani piuttosto sulla novità. Trovo sia noioso ripetersi piuttosto chiamare gli stessi attori o gli stessi tecnici. È importante rinnovare a partire dal direttore della fotografia fino al tecnico del suono. Scoprire è scommettere sul futuro.
Quali sono le novità nella seconda serie de “Il Giovane Montalbano”?
Paradossalmente questa serie è molto più bella dell’altra perché dal punto di vista narrativo abbiamo avuto meno problemi, mentre nella prima serie la maggior parte delle puntate era dedicato alla presentazione dei personaggi che altrimenti il pubblico non conosceva, in questa tutte le puntate sono concentrate sul giallo, sulle vicende personali, sulle storie orizzontali insomma una serie, questa nuova, molto ricca dal punto di vista della narrazione. Poi devo dire che stavolta ci siamo anche divertiti perché ci conoscevamo e sul set c’erano meno pressioni ma soprattutto ho potuto osare di più tecnicamente a partire dalla fotografia che è meno classica. In generale posso dire che abbiamo raggiunto una maturità che fa de “Il Giovane Montalbano” un prodotto più contemporaneo ma senza tradire quello spirito che lo caratterizza da sempre.
Insomma saremmo tutti incollati davanti alla TV lunedì 21 settembre. A proposito ci sono personaggi nuovi in questa serie?
Dunque devo dire che in questa serie abbiamo 140 ruoli. Dato che Montalbano fa queste indagini molto popolari in ogni puntata avremo almeno dieci nuovi personaggi. Poi di nuovo c’è un personaggio femminile con cui Michele intreccia una storia, diciamo che incrocia la sua vita con questa donna.
Abbiamo appena assistito alla settimana della 72° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Cosa pensi di questa edizione? Chi pensi siano i vincitori?
Devo essere onesto, per cui ti dico che sinceramente ne so poco, sono rientrato in Italia qualche giorno fa. Mi hanno parlato molto bene di questo regista russo Aleksandr Sokurov e non vedo l’ora di vedere il suo film. Poi a tutti i film italiani faccio i miei migliori in bocca al lupo. So che il film L’attesa di Piero Messina è stato accolto molto bene e poi c’è il mio amico Luca Guadagnino, insomma staremo a vedere…
Qual è l’attore su cui scommetti oggi?
Alessio Vassallo è una promessa. Un attore che farà parlare molto di sé. Non dico Riondino perché è una scommessa già più che vinta sarebbe come scommettere oggi sulla Juve che vince lo scudetto (ride).
Ecco questo è molto divertente. Un regista d’autore come te è un grandissimo fan del calcio o meglio del Toro.
Grande tifoso del Toro e sono felicissimo perché questo inizio campionato non poteva andare meglio di così perché la Juve ha perso tutte e due le partite mentre il Toro le ha vinte entrambe.
Tornando al cinema, quando pensi di tornare sul grande schermo?
Non saprei ora ma sicuramente tornerò quando avrò una storia da raccontare.
Ultima domanda. Cosa pensi della situazione politica in Italia oggi?
Che dire? Ogni presente è sempre più uguale al passato. Una noiosa stancante ripetizione.
Grazie Gianluca e un grandissimo in bocca al lupo a tutto il cast di Il Giovane Montalbano.
di Anita Likmeta su YOU-ng
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