L’instabilità della situazione politica che si è creato in Albania in questi ultimi tre mesi a causa del boicottaggio alla vita parlamentare da parte dell’opposizione e dal suo leader Lulzim Basha, finalmente si è arenata grazie all’intervento della visita del diplomatico americano Donald Lu, il quale è riuscito nella difficile impresa, che fino a poche settimane fa sembrava impossibile, a far dialogare i due fronti politici, protagonisti delle prossime elezioni posticipate di una settimana, ossia 25 giugno. Il diplomatico americano, perno fondamentale di questa ritrovata stabilità, è riuscito a raggiungere l’obiettivo nel trovare una sintesi tra le due principali entità politiche albanesi, ma soprattutto ad aggirare il pericolo in cui l’opposizione avrebbe potuto boicottare anche le elezioni di giugno, previste inizialmente per il 18, riuscendo così a delegittimare il futuro governo. L’azione diplomatica americana è riuscita nell’ardua trattativa tra le due parti, cosa che ha visto fallire invece le istituzioni diplomatiche europee.
L’incontro tra il Partito Socialista, che ha il suo Leader in Edi Rama, e il Partito Democratico con Lulzim Basha si è realizzato in un ampio e condiviso accordo tra le parti. L’accordo inevitabile e di capitale importanza è stato necessario per garantire ulteriore trasparenza a tutto il processo elettorale. In questa ingarbugliata ed incresciosa situazione, è giunta da Bruxelles il rapporto in merito all’implementazione delle riforme economiche, il quale nonostante abbia verificato un miglioramento nel Paese, ha tuttavia incentivato la promozione di misure restrittive in ambito fiscale, spesa pubblica, ma soprattutto la lotta alla corruzione, punto dolente nel Paese delle Aquile.
Fino a qui tutto bene direbbe qualcuno, ma è difficile riporre le armi e dormire tranquilli in una situazione come questa, è noto a molti che l’instabilità in quest’area balcanica, dovuta anche all’irrisolta questione del contenzioso sul Kosovo tra l’Albania e la Serbia che cela vecchi rancori mai sopiti, influisce sullo status quo delle cose divenendo così un punto sostanziale della campagna elettorale di Edi Rama, il quale, in una intervista rilasciata ad un quotidiano albanese, non ha nascosto il suo desiderio di riuscire a concretizzare il progetto di una unione economica con il Kosovo visto e considerando i lunghi tempi necessari per entrare in UE.
Questo processo naturale di aggregazione è stato già intrapreso dalla Serbia nei confronti della Bosnia Erzegovina, che vede in quest’ultima un partner ideale per avere uno sbocco sull’Adriatico. Alla fine dei conti, possiamo concludere che i dissidi storici fra albanesi e serbi, ad oggi sono soltanto estetici e non hanno più alcuna rilevanza politica sullo scenario internazionale. Tuttavia, lo scenario politico albanese non si presenta tra i più promettenti, se consideriamo che l’accordo raggiunto nella giornata di ieri potrebbe sgretolarsi per i reciproci sospetti e pretese tra i due partiti politici di maggioranza i quali, oltre all’accordo che apparentemente ha riportato la tregua, hanno deciso ambedue di voler correre da soli alle elezioni, senza dare spazio alle possibili coalizioni pre-elettorali che garantirebbero ad entrambi una il raggiungimento di una solida maggioranza in Parlamento.
Questa scelta, che potrebbe risultare inusuale in termini di strategia, trova il suo fondamento nell’articolo 162 del codice elettorale, il quale attesta che in caso di mancate alleanze pre-elettorali i partiti vedono innalzarsi lo sbarramento al 3%, azzerando il rischio sia per il partito socialista che quello democratico. A guardare la situazione non possiamo non notare come le minoranze in Albania siano abbandonate del tutto a se stesse, sul tavolo dei giochi sono assenti i loro rappresentanti. È un tragitto scivoloso quello intrapreso dai due maggiori Leader, offuscare la rilevanza che queste minoranze etniche hanno sul territorio albanese significherebbe aggiungere delle crepe ad una Storia che ancora deve presentarsi a se stessa. Tale scelta, non potrà che sfociare a lungo andare in una inevitabile insurrezione da parte delle minoranze che si vedono costrette ai margini della res publica albanese. La strada verso l’agognato sogno europeo per il popolo albanese è ancora lungo ed arduo, ma certamente possiamo dire che queste elezioni si presentano come un punto fondamentale per il raggiungimento di tale obiettivo.
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