di Zeralda Daja
Quello della DAD è un tema che mi sta davvero a cuore, e non solo perché sono la mamma di una bambina ma perché ci riguarda tutti come collettività, come docenti, genitori, figli, e nonni.
La situazione odierna mi ha portato ad essere mamma e studentessa a tempo pieno senza vincoli di spazio e tempo. Come già sappiamo le scuole/Università a causa dell’emergenza COVID sono state costrette a proseguire un nuovo metodo di didattica, chiamata comunemente DAD.
Che cosa è la didattica a distanza o chiamata in abbreviazione DAD? Non sono una studiosa di didattica e posso parlarne soltanto dal mio punto di vista da mamma, sorella e studentessa magistrale accennando anche figure come docenti e studenti a cui ho chiesto il loro punto di vista.
Personalmente posso dire che la didattica a distanza mi ha offerto l’opportunità di essere presente nelle mie due sfere di vita, quella genitoriale e quella “professionale”. Mi ha offerto la possibilità di fare due cose contemporaneamente senza sentirmi in colpa di trascurare l’uno dall’altro; lezioni ascoltate tra un cambio pannolino urgente e una poppata per addormentarla. Questo è stato il mio dato positivo, ma penso non solo mio ma anche di molte donne che si trovano nella mia stessa situazione.
L’insegnamento non è solo un freddo passaggio di informazioni, ma è una relazione tra due esseri umani, in cui uno è assetato di conoscenza e l’altro è votato a trasmettere tutto il proprio sapere, umano ed intellettuale.
Rudolf Steiner
Ma con la DAD trascuriamo dettagli importanti per la didattica e la pedagogia: gli sguardi insegnante-alunno durante la spiegazione, i dibattiti in classe, le sedute nei banchi e le amicizie nati fra quei banchi. Dietro ad un computer è difficile spiegare e partecipare attivamente a una lezione, è un contatto virtuale e freddo ma non può mai sostituire quello diretto/umano.
I miei ex docenti mi hanno fatto riflettere sul fatto che a loro, per esempio, è venuto a mancare è proprio la mancanza dell’osservazione durante le spiegazioni; spiegare dietro uno schermo senza un contatto visivo crea un distacco fra docente-alunno che non aiuta nell’apprendimento e nello sviluppo emotivo provocando un senso di disorientamento e frustrazione in entrambi. L’apprendimento non è fatto soltanto di spiegazioni a voce, ma anche di trasmissione di empatia e passione da parte del docente verso lo studente. Rudolf Steiner diceva: L’insegnamento non è solo un freddo passaggio di informazioni, ma è una relazione tra due esseri umani, in cui uno è assetato di conoscenza e l’altro è votato a trasmettere tutto il proprio sapere, umano ed intellettuale.
La DAD è un’innovazione che ha sostituito la didattica tradizionale: un nuovo modo di apprendere e noi siamo coloro che vivono, un po’ sconvolti direi, questo passaggio. Penso che sarebbe utile parlare delle modalità e trovare un compromesso tra fisico e digitale è importante per i nostri ragazzi, quanto per noi adulti.
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