Digerire

Mi chiamo Anita Likmeta, sono arrivata in Italia 16 anni fa. Sono l’esempio perfetto di quello che accade oggi nel mondo. Io sono una immigrata proprio come quegli egiziani, libici, somali, etiopi che stanno ammassati in centri che sembrano dei veri e propri campi di concentramento. Io sono una delle migliaia di persone, non rifugiati politici, non profughi di guerra, non immigrati clandestini, ma persone che anni fa hanno attraversato il mare su un barcone, sperando di trovare in Europa qualcosa di meglio rispetto allo scenario di morte che lasciavo. Io vengo dall’Albania. A casa mia c’era la guerra civile, e voi per fortuna non lo sapete, non lo sapete più cosa è una guerra civile. Non sapete più cosa vuol dire quando ci si ammazza tra fratelli, tra cugini, tra vicini di casa, tra un paese e l’altro. Si spara a vista, a qualunque cosa si muova, si entra nelle case, si fanno i rastrellamenti, si stuprano le donne.

Così iniziava il mio breve racconto che parlava del mio viaggio pubblicato dal giornale “Il Fatto Quotidiano” il 13 ottobre 2013.

Dal giorno in cui pubblicarono questo articolo sono accaduti molti avvenimenti, addirittura anche la televisione mi ha cercata, la mia storia ha fatto un giro incredibile e per me è stato del tutto inaspettato.

Ricordo il giorno in cui negli studi di Sky Tg24 mi ospitarono, ricordo i volti dei ministri della Lega, ricordo i loro sguardi nella sala d’attesa. In quel momento alla mia mente sovvenne una frase che il ministro inglese Winston Churchill sosteneva: “I Balcani producono più storia rispetto a quanto ne riescono a digerire”. Ecco la parola digerire mi porta a riflettere molto. Io non ho mai digerito quel modo di guardarmi di talune persone. Non ho mai compreso il motivo per cui negli occhi di chi scrutavo si leggesse una certa predisposizione alla pena, cioè non parlo della ‘pietas umana’ in quanto solidarietà e commossa partecipazione che si può provare nei confronti del dolore degli altri, ma forse più pena come una sanzione giuridica comminata a conseguenza della violazione di un precetto di diritto.

È importante per certe persone far comprendere la realtà delle cose. Emanciparsi dalla propria realtà culturale e sociale non è abbastanza, ma ancora di più non è abbastanza se si tratta di una donna. Talvolta mi chiedono “di dove sei?” e io “…vengo dall’Albania” e capisco subito da quel rigurgito l’impertinente pregiudizio. Potrei andare oltre e raccontarvi tanti piccoli episodi di svariata natura e della bassa moralità di talune persone influenti che mi hanno cercato o di chi con sfacciataggine si è proposto ma non ho voglia di fare la sbruffoncella da quattro soldi, non ne ho il tempo.

L’oscurantismo, la misoginia nera della vecchia Europa cattolica, chiusa, medievale e assolutista talvolta non ha nulla da invidiare alla peggiore pratica del fondamentalismo islamico.

di Anita Likmeta su The Huffington Post

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