Il Pomigliano Jazz Festival è Eco-logico

C’è una regione bellissima in Italia, la Campania, un cuore che batte a ritmo di Jazz. A dodici chilometri ad est di Napoli e a nord del Vesuvio si estende un territorio fertile e pianeggiante; Pomigliano d’Arco. Polo industriale tra i più grandi ed influenti del sud Italia nell’area di Pomigliano sono presenti lo stabilimento Gian Battista Vico di Fiat Chrysler Automobiles, il centro Elasis, lo stabilimento dell’Alenia Aermacchi e quello dell’Avio. Negli anni sessanta il comune di Pomigliano ospitava il primo aeroporto della Campania. Ma Pomigliano non è solo centro industriale ma negli ultimi anni la città ha presenziato uno dei Festival Internazionali più importanti nel mondo appunto Il Pomigliano Jazz Festival. Nato nel 1996 il Festival ha ospitato artisti jazz del panorama italiano ed internazionale dando vita nel corso degli anni ad una etichetta discografica. Itinera, e ad una Fondazione, la Fondazione Pomgliano Jazz.

Tra gli artisti che vi hanno partecipato nel corso degli anni possiamo nominare Herbie Hancock, Dave Holland, Candy Dulfer, Dee Dee Bridgewater, Roy Hargrove Crisol, Paolo Di Sabatino quartet, Enrico Pieranunzi trio e Ada Montellanico, Lester Bowie, Tiziana Ghiglioni, Giovanni Amato, Art Ensemble of Chicago, Paolo Fresu, Furio Di Castri, Don Moye, Zezi, Antonio Onorato, Elvin Jones, Pietro Condorelli, Bosso quintet, Roberto Gatto quintet, Chick Corea trio, Don Moye sextet, Joshua Redman quartet, Roy Haynes, Kenny Garrett, Rosario Giuliani quartet, Avishai Cohen, Mario Biondi, Rita Marcotulli, Vinicio Capossela, Nils Petter Molvaer, Lee Konitz, Archie Shepp, Benny Golson fino a Ludovico Einaudi.

La lista degli artisti sarebbe lunghissima ma noi di YOUng vogliamo conoscere ciò che il Pomigliano Jazz Festival ha in serbo per il 2015 e così in esclusiva per i nostri lettori incontriamo il direttore artistico del Festival, Onofrio Piccolo.

Onofrio, presenti al pubblico di YOUng il Pomigliano Jazz Festival.

Il Festival è una sfida che dura da vent’anni ed è stata partorita da una grande passione per il Jazz. In una periferia di una città industriale come Napoli sentimmo che c’era il bisogno di mettere una piccola istituzione culturale per il territorio che ha portato grandi benefici e nel giro di pochi anni il Pomigliano Jazz è divenuto uno dei Festival internazionali a cui hanno partecipato artisti di fama mondiale. Noi siamo partiti da questo piccolo comune ma negli anni abbiamo adottato una formula itinerante ingruppando all’interno del nostro lavoro tutto il territorio campano. Il festival è diventato una porta di scambio tra il territorio e il movimento nazionale ed internazionale portandoci a co-produrre progetti importanti con produzioni originali e soprattutto il festival è riuscito ad accomunare il pubblico con il progetto di una guida all’ascolto piuttosto che i laboratori e le attività per i bambini. Il festival da un lato rappresenta un grande momento per la promozione del territorio evidenziando i beni culturali e i siti archeologici della regione ma soprattutto la capacità di costruire sul territorio la dinamica sociale di avvicinare le persone in una realtà pubblica di respiro internazionale.

La periferia è stato l’argomento centrale nel dibattito politico negli ultimi tempi. L’Italia è un paese di borghi e comuni e la periferia è officina importante per i portatori di cultura.

La periferia è fondamentale perché capace di partorire la novità. Le realtà alternative culturali vengono sempre dalla periferia. La periferia non è un luogo dormitorio come molti pensano ma vivo ed attivo tuttavia c’è bisogno, oggi più che mai, di inventare e creare produzioni culturali e realtà sociali portando all’auge le energie che un determinato territorio possiede.

Perché avete scelto come tema il Jazz?

Abbiamo scelto il Jazz per due ragioni; il primo perché è una nostra forte passione e poi perché questo genere musicale più di ogni altro, oggi, rappresenta la parte positiva della globalizzazione in quanto ha la capacità di unire energie, culture e tradizioni diverse senza prevaricare o colonizzare l’altro. Noi quest’anno coinvolgiamo anche Archie Shepp all’interno di un progetto sulle musiche tradizionali della Madonna dell’Arco e che si terrà proprio all’interno del Chiostro della Madonna dell’Arco.

Cosa ci aspettiamo da questo Festival del 2015?

Preciso che è molto importante l’integrazione con i luoghi pubblici dove si terranno gli eventi. Dopo l’annunciato concerto di un grande ospite come Goran Bregovic che si terrà all’Anfiteatro Romano di Avella ci sarà uno spettacolare esibizione sui bordi del Vesuvio, tra il cratere e il golfo di Napoli. Il pubblico presenzierà ad un concerto acustico seduti a terra in comodi cuscini. La protagonista assoluta la musica napoletana tradizionale e brasiliana rivisitata in chiave jazz da Maria Pia De Vito, Enrico Rava e Roberto Taufic. Un altro progetto importante si farà all’interno dello scavo di Villa Augustea di Somma Vesuviana con il concerto di Enrico Pieranunzi e Gabriele Mirabassi, poi nelle Basiliche Paleocristiane di Cimitile si esibiranno Steve Coleman & Five Elements.

Nel 2013 il Festival ha conosciuto oltre la sezione estiva anche quella invernale. Anche quest’anno ci sarà questo sdoppiamento?

No. Quest’anno non siamo riusciti a far fronte ad una possibile sezione invernale a causa di mancati finanziamenti e di programmazione ma stiamo lavorando, invece, ad una mostra sui vent’anni del Pomigliano Jazz Festival.

Il Pomigliano Jazz Festival nasce in collaborazione all’Umbria Jazz Festival. C’è ancora questa unione?

Dunque ci avvalemmo della collaborazione dell’Umbria Jazz Festival solo agli inizi. Tuttavia abbiamo ottimi rapporti con loro.

L’edizione del 2013 ha invece puntato a ridurre l’impatto ambientale agevolando la raccolta differenziata, il risparmio energetico e l’utilizzo di materiale di riciclo per gli allestimenti.

Anche quest’anno abbiamo optato di seguire la stessa politica adottata nel 2013. Quest’anno abbiamo anche fatto un accordo con il Bla Bla Car cercando di usare meno macchine possibile per arrivare a Pomigliano. Ogni anno cerchiamo di inserire iniziative che vanno nell’ottica di ridurre l’impatto ambientale che il Festival produce. Per noi è un fatto simbolico ma cerchiamo in qualche maniera di incidere sulla mentalità e sulla cultura delle persone.

L’Italia sta tornando ad essere protagonista nel panorama culturale internazionale e centro d’interesse dei grandi artisti e questo fatto lo evidenzia anche il Pomigliano Jazz Festival che ogni anno porta in scena grandissimi nomi. Cosa vi aspettate da Pomigliano Jazz Festival 2015?

Noi speriamo nella continuità del nostro lavoro e ci auguriamo in un’attiva fidelizzazione da parte del pubblico. Il Pomigliano Jazz Festival è diventato un evento atteso e questo per noi è una grandissima soddisfazione.

Grazie direttore.

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