Una preghiera agli italiani e agli immigrati contro la xenofobia

Che cos’è la xenofobia?

La xenofobia (paura del diverso; composto da ξένος, xenos, estraneo, insolito eφόβος, phobos, paura) è l’avversione indiscriminata nei confronti di chi è diverso da noi per natura, razza, religione, nazionalità, colore, gusti politici o di genere.

Questa avversione è la paura che conduce nei riguardi del diverso al pregiudizio, alladiscriminazione, all’intolleranza, alla persecuzione fino all’eliminazione fisica.

Oggi più che mai c’è la necessità di parlare di questa tematica che si presenta con mille sfaccettature ed è insito nell’essere umano come sentimento di sottomissione allapaura che porta l’essere stesso ad emigrare rispetto alla relazione che dovrebbe e che deve per forza instaurare con l’altro per non affondare. Il nazismo, il fascismo sono dei derivati della paura che come vediamo non è solo un sentimento ma un’entità, una supremazia che legifera da sempre nel mondo.

Giorni fa guardavo una trasmissione su La7, Announo, condotto da Giulia Innocenzi, la quale provava a intervistare i giovani presenti nella messa in scena sul tema del razzismo e ciò che accade oggi in Italia a partire dal caso di Tor Sapienza a Roma sino a Milano nella zona Corvetto e tutto ciò che sono oggi le banlieues italiane.

Ascoltavo per comprendere cosa pensassero i miei coetanei e anche quelli ancor più giovani di me.

Non si capiva nulla se non un boato che partiva dallo stomaco dei giovinetti i quali si minacciavano a suon di parole o ragionamenti che avevano sentito qua e là e con una preparazione culturale molto generica.

Quella sera assistevo ad un film sulla non cultura basata sull’orgia verbale.

Ma si sa, a noi giovani, ancor più ai giovanissimi, preme maggiormente sottolineare i propri, cioè i nostri, attributi di preparazione culturale in attesa che passi un tram chiamato “desiderio di riscattarsi” rispetto alle tragedie umane da cui proveniamo tutti, nessuno escluso.

Lo trovo comprensibile ma tuttavia non giustifico l’assenza di rispetto che sia gli uni (i cives natii del paese Italia) e sia gli altri, tutti gli altri, si procuravano e si procurano.

Forse non ci rendiamo più conto che il tema immigrazione, oggi noi l’abbiamo appena assaporato: non è altro che l’inizio di un lungo percorso che uomini e donne faranno verso i paesi più ospitali.

Ciò che oggi mi preme è una richiesta che mi nasce dalla mia condizione di un essere sempre in partenza e ciò che chiedo all’Italia e agli italiani è un minuto di attenzione.

Chiedo una grazia che deve partire dai vostri cuori e chiedo di fare attenzione allapropaganda che i mass media vogliono muovere per approfittarsi di questa tematica per far presa sul vostro voto. I problemi sono altri e non si può operare il cuore quando invece il problema sta nella pianta del piede.

Ma ancora di più la mia richiesta è indirizzata a tutti gli stranieri e ai nuovi civesitaliani.

Noi tutti siamo scappati dalle nostre terre per motivi più o meno simili e la tenacia che ci ha accompagnati è stata dettata dall’improbabilità di una vita possibile nei nostri paesi e questo ci ha condotto inesorabilmente alla ricerca di qualunque altra realtà dove poteva essere garantita il respiro alla vita. Non abbiamo avuto paura perché noi eravamo la paura.

Era dentro noi. Il terrore.

Gli stranieri fanno paura perché nel loro sguardo si manifesta tutta la loro storia, il loro tragitto e la loro disperazione.

Siamo tutti sulla stessa barca e non voglio condannare chi ha vissuto in assenza dell’orrore, ciò che vorrei è servire e portare una testimonianza che renda frutto e sia capace di unire saldamente culture diverse al fine di cooperare per il bene comune che è il diritto alla vita e al lavoro.

Voglio chiudere con una massima di Rita Levi Montalcini, una donna e studiosa straordinaria che tanto ho amato:

“Purtroppo buona parte del nostro comportamento è ancora guidata dal cervello arcaico. Tutte le grandi tragedie, la Shoah, le guerre, il nazismo, il razzismo – sono dovute alla prevalenza della componente emotiva su quella cognitiva. E il cervello arcaico è così abile da indurci a pensare che tutto questo sia controllato dal nostro pensiero, quando non è così.”

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