Un braccio che esce fuori da una pagnotta gigante sullo spazio scenico. Gli attori che escono dalla scena e regalano fette di pane bianco al pubblico. “Il tuo ventre è un campo di grano” lei che a lui si affida, il tempo amico, che attraverso l’educazione e la lentezza assapora l’attimo. Abbiamo assistito allaperformance teatrale Pane – a ciascuno il suo pane con Gualtiero Scola e Viola Vento, testo e regia di Eleonora Marino, in scena al Crt Triennale di Milano fino al 15 marzo. Lo spettacolo diviso in cinque parti dove i due protagonisti raccontano il loro legame con il pane. A sua volta, quest’ultimo, crea il legame nell’umanità attraverso epoche e popoli diversi. Il passato che insegna al presente. Uomini e donne che per il pane lottano vivono il legame con questo frumento come un’eredità necessaria per la condivisione con il prossimo.
La storia del pane è un mistero, tuttavia si suppone che la sua nascita avvenne in Egitto o in Asia circa 7000 a.C. Dal pane impastato con il miele nell’epoca di Nerone, alla straordinaria fioritura dell’arte della pianificazione nel Rinascimento fino alla sovversione del junk food dei nostri decenni, immagini e musiche raccontano la sua epopea in quanto simbolo di una società e della sua costruzione identitaria.
La scena e lo spazio della performance sono un luogo di scoperta dell’altro, uno scambio culturale tra mondi diversi. Una serie di storie che si intrecciano attorno a un unico protagonista. E la più grande celebrazione del pane arriva attraverso il suo odore, che sembra una lode alla vita, una preghiera al cuore dell’uomo.
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